Uciri - Messico

La Unión de Comunidades Indígenas de la Región del Istmo R.I. (UCIRI, appunto)  fu creata nel 1983 per combattere la miseria estrema nella zona di Zapoteca e Mixe de la Sierra, per abbattere la dipendenza e lo sfruttamento dei coyotes (gli speculatori) e degli intermediari nella filiera della coltivazione e vendita del caffè. Da quell’anno l’organizzazione venne riconosciuta ufficialmente per legge e iniziò a esportare nel mondo, diventando un esempio di un nuovo tipo di commercio.

Ha sede nella comunità di Lachiviza, comune di Santa María Guienagati, nello stato di Oaxaca. È la più antica organizzazione del caffè dello stato con 17 comunità interessate al miglioramento delle condizioni di produzione e vendita del caffè e al benessere dei contadini .

Oggi UCIRI, il primo caffè importato da Altromercato, vanta una tra le maggiori estensioni di caffè biologico al mondo, lavora con oltre 1900 soci suddivisi in una sessantina di comunità del Messico e le esportazioni avvengono in diverse parti del mondo tramite il circuito del Commercio Equo e Solidale. Dal 2018 UCIRI è anche membro certificato di WFTO, l’Organizzazione mondiale del Commercio Equo e Solidale. Il successo di UCIRI è stata una tappa fondamentale nella storia del fair trade, un simbolo dell’efficacia di questa concezione alternativa del commercio internazionale.

Il caffè biologico si produce senza concimi chimici né fitofarmaci a un’altezza compresa tra i 1600 e i 1800 metri, in Cafetales con coltivazione ad ombra, cioè le piante di caffè sono miste al sottobosco. La regolazione dell’ombra garantisce la qualità delle ciliegie di caffè: se l’ombra è poca, la temperatura è troppo elevata e si sviluppano le malattie tipiche delle piante di caffè; se invece è troppa, la pianta dà pochi frutti. I campesinos devono tagliare le piante con sapienza in modo da garantire la “giusta” ombra. Il lavoro di raccolta è totalmente manuale e richiede molto tempo.

Le ciliegie di caffè vanno selezionate subito per dividere il caffè verde da destinare al consumo domestico o al mercato nazionale da quello maturo da “de spolpare” e lavare per la produzione di caffè oro per esportazione. Il caffè viene inoltre controllato in base agli standard di qualità fissati da Altromercato dall’ente Silocaf, a Trieste. Viene torrefatto e confezionato in Italia.

Il loro caffè è di qualità arabica lavata d’altura tra le più pregiate, con un tenore contenuto di caffeina. I chicchi hanno colore bruno uniforme, di media dimensione e profumo intenso. All’assaggio ha corpo leggero, pieno aroma dolce e retrogusto di cioccolato.

Secondo la tradizione indigena di cui sono protettori i soci di UCIRI, Zapotechi, Mixes, Mixtechi, Chontales e Chatino, la terra non è un’entità estranea da sfruttare il più possibile, ma una “Pacha Mama”, una Madre Terra da rispettare perché da essa dipende la nostra sopravvivenza e quella delle generazioni future. Tradizionalmente la Terra non appartiene al privato, ma alla comunità per questo viene ripartita fra gli abitanti del villaggio ogni anno a seconda delle necessità.

UCIRI si impegna, inoltre, costantemente per dare risposte valide di dignitosa sopravvivenza ai propri soci e alle comunità indigene cui appartengono, alla ricerca di alternative per lo sviluppo sociale, economico e culturale, che favoriscano il miglioramento delle loro condizioni di vita, sempre nel rispetto per la Pacha Mama.

Cerca di essere sostenibile anche dal punto di vista economico e lo fa cercando di accorciare la filiera ed evitare che i campesinos vendano ai coyotes. Inoltre mostra ai propri soci tutti i calcoli che hanno portato l’organizzazione a stabilire il prezzo del caffè che rimane stabile per una stagione. Alla fine del raccolto i contadini vedono che UCIRI ha pagato il miglior prezzo, anche perché i coyotes speculano molto e cambiano il prezzo spesso durante il periodo della raccolta. Rimane fondamentale il lavoro di coscientizzazione, per fare capire ai campesinos che non si tratta solo della vendita del prodotto, ma che il fatto di essere organizzati significa poter promuovere programmi di sviluppo locale, mantenere il proprio stile di vita ed essere riconosciuti in politica e in economia.

Ma i progetti  non terminano  qui perché il Messico ha subito numerosi danni e negli ultimi anni alluvioni, uragani violenti e gelate. Il terremoto del 2017 ha lasciato oltre 500 soci produttori di UCIRI senza casa e una scuola elementare è stata distrutta e Altromercato si è attivato in progetti di cooperazione per la ricostruzione.

Nel 2010, invece, ha attraversato un altro periodo molto difficile, a causa dell’invecchiamento delle piante di caffè che davano una bassissima redditività e quindi è stato deciso di organizzare la raccolta fondi “Nuove radici per Uciri”.

Grazie alla solidarietà dei consumatori italiani sono stati raccolti circa 15mila euro, che hanno permesso ai soci di Uciri di acquistare piante più giovani e forti e aumentare la produttività dei cafetales.